La Whirlpool di Napoli chiude e sembra non esserci più nemmeno margine di trattativa. L’azienda ha confermato definitivamente la chiusura dello stabilimento di via Argine. Oltre che il licenziamento collettivo al termine dello stop del governo per la pandemia.
Il 30 giugno, per circa 320 lavoratori sarà davvero una giornata difficile. La riunione, di solo due ore, è stata convocata dal viveministro allo sviluppo Alessandra Todde. Non ha partecipato però l’Ad, ma il direttore delle relazioni industriali, assenza che non è piaciuta per nulla al Mise.
Il tentativo di riallacciare i fili della vertenza del dicembre scorso, a quanto pare non ha avuto esito positivo.
I sindacati
Alla riconferma della chiusura, i sindacati sono scesi ancora sul piede di guerra. Invocano l’intervento di Mario Draghi e fissano il 4 maggio come data di nuove iniziative. Respingono come “inaccettabile” questa decisione. Si attende una produzione di almeno 5 milioni di pezzi nel 2021. Un aumento che non coinvolege quindi, la città partenopea.
“Chiediamo l’intervento del Presidente del Consiglio Mario Draghi, che deve richiamare la proprietà americana alle sue responsabilità, impedendo alla multinazionale di smantellare gli stabilimenti italiani”
Fim, Fiom e Uilm si espongono all’unisono. I risultati del primo trimestre, per di più, vedono una crescita a doppia cifra in Europa. Anche l’Uglm contrario.
“Whirlpool non deve chiudere Napol perché è l’unica azienda del gruppo nel Sud a produrre lavatrici e con lo stop già alcune aziende dell’indotto hanno avviato la procedura di smantellamento degli impianti, in quanto mono committenti e senza alcuna possibilità di riconversione degli impianti”
Botta e riposta al tavolo su Napoli
L’ultimo intervento del premier Conte non ha sorbito grandi risoluzioni. Nel frattempo il Mise cerca una soluzione che potrebbe anche non passare da Whirpool.
© RIPRODUZIONE RISERVATA“Il Governo lavora a soluzioni fattibili e non ad un libro dei sogni, lavoriamo a un progetto di respiro che sia strutturato, solido e concreto. Il nostro dovere è trovare soluzione per i lavoratori e per Napoli. L’Azienda si deve prendere sue responsabilità e mantenere la parola data. Gli impegni presi si mantengono” dice al tavolo di confronto Todde
“Non vogliamo creare false aspettative, non abbiamo intenzione di far ripartire la produzione di lavatrici a Napoli né nessun altra produzione. L’azienda non cambia posizione rispetto allo stabilimento di Napoli”, rimbalza Carmine Trerotola, direttore relazioni industriali.
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