140 giorni di chiusure e un 40% in meno rispetto al 2019 sul giro di affari dei centri commerciali grazie alle chiusure imposte dal governo. La perdita complessiva è stimabile in 56 miliardi di euro.
A metà aprile, Federdistribuzione, nella figura di Alberto Frausin, il nuovo Presidente, aveva commentato:
“Apprezziamo la volontà del Governo di avviare un piano di riaperture per dare un importante segnale di progressivo ritorno alla normalità. In questa fase è importante che si dia finalmente la possibilità di riaprire i punti di vendita durante il fine settimana, dopo mesi di chiusura. Si tratta di una rete di 40.000 punti vendita che, incluso l’indotto, danno lavoro a circa 800.000 addetti e comportano un giro d’affari complessivo di circa 140 miliardi di euro l’anno. Auspichiamo dunque che venga superata questa restrizione e che la piena operatività dei centri commerciali nel fine settimana possa dare un importante contributo alla ripresa economica del Paese”.
Ora Ancc-Coop, Ancd-Conad, Confcommercio, Confimprese, Cncc e Federdistribuzione, hanno inviato una nota congiunta al governo. Chiedono la ripresa dell’attività per tutti i punti di vendita presenti in centri, parchi e gallerie commerciali. E di ripristinare l’apertura anche nei fine settimana, seguendo tutti i protocolli di sicurezza.
Le stime di Confesercenti sui centri commerciali
Confesercenti (anche se non presente in questo gruppo), in un’analisi appena realizzata, parla di 70.000 attività commerciali in chiusura. “A rischio soprattutto le 35.000 attività nei centri e gallerie commerciali”, dichiara.
Sulla nota invece si legge:
“Numeri che mettono a repentaglio la tenuta delle aziende, con il rischio di forti ricadute occupazionali. Ad aggravare la situazione, va considerato che i ristori economici per le imprese sono stati quasi nulli e inadeguati a coprire le perdite già consolidate”
E se da una parte si chiede la riapertura, dall’altra c’è una necessitaà ben precisa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA“Un’iniezione di liquidità nel sistema per le imprese di tutte le dimensioni, che potrebbe passare anche da uno spostamento temporale delle scadenze fiscali e previdenziali, da un rafforzamento degli strumenti ed una semplificazione delle procedure di accesso al credito agevolato, con tempi rapidi e certi, da una nuova misura sugli affitti, con la previsione del credito di imposta anche per il 2021”.
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