Il Parlamento Europeo approva il Regolamento ‘contro’ le pompe di calore

La progressiva abolizione degli F-gas azzoppa condizionatori e pompe di calore proprio mentre altre norme europee ne promuovono e in prospettiva obbligano al loro utilizzo
La facciata della sede di Bruxelles del Parlamento Europeo Shutterstock

Non c’è stato quasi nulla da fare: la Commissione Europea ha ottenuto da parte del Parlamento europeo l’ok (in Commissione Ambiente) al Regolamento che proibirà a tappe forzate la produzione e in parte l’export di sistemi di riscaldamento e raffreddamento basati su gas fluorurati (F-gas). Una decisione che vanifica gli enormi investimenti fatti dalle imprese europee nel settore e interviene in una fase di boom del settore condizionamento provocata peraltro proprio da altri Regolamenti europei che renderanno obbligatorio il passaggio dal riscaldamento a idrocarburi a quello elettrico. 

A partire dal 2035 potranno essere venduti solo condizionatori domestici con gas non fluorurati, per le pompe di calore monoblocco, i nuovi obblighi scatteranno dal 2032. 

I gas fluorurati, come ricorda Il Sole 24 Ore,  sono gas sintetici utilizzati nel settore della refrigerazione e del raffrescamento, caratterizzati da un alto livello di emissioni in caso di dispersione nell’ambiente: (per capirsi un po’ come i CFC che erano usati nei vecchi frigoriferi).  

Il testo del Regolamento (i Regolamenti diventano legge dello Stato automaticamente in tutti i Paesi UE senza bisogno di una ratifica da parte dei Parlamenti nazionali) comprende una tabella inserita nel regolamento fissa il quantitativo massimo di F-gas che possono essere utilizzati. I tagli iniziano nel 2027 per le pompe di calore monoblocco (che rappresentano buona parte del mercato). 

Ora si tratat di capire come sarà possibile mettere sul mercato sistemi efficienti con gas sintetici (che hanno un  global warming potential massimo di 150 quando  il gas oggi più usato ha un Gwp di 675.

Il lobbying delle associazioni industriali ha ottenuto qualche successo sul fronte delle esportazioni che sarebbero state proibite nella prima versione del regolamento già dal 2025.  La norma assurda (Paesi che non hanno previsto nessun limite sarebbero state ‘garantite’ meglio dei Paesi membri) è stata modificata e le restrizioni all’export seguiranno la stessa ‘scaletta’ di quelle europee. 

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