Huawei, arresto della Cfo su richiesta Usa

La crisi fra Cina e Usa segna un salto di qualità con l’arresto della Cfo di Huawei, Wanzhou Meng, figlia del fondatore Ren Zhengfei. Il fatto è avvenuto a Vancouver lo scorso 1° dicembre, anche se è emerso ieri, su richiesta degli Usa che hanno domandato l’estradizione. L’accusa è di aver violato l’embargo nei confronti dell’Iran. Subito il governo di Pechino ha protestato esigendo la liberazione. L’udienza sulla convalida del fermo è stata fissata per domani a Vancouver.

Nello specifico, secondo vari quotidiani, Wanzhou Meng, 41 anni, è stata bloccata lo scorso sabato all’aeroporto di Vancouver in Canada, durante una tappa di trasferimento in un volo intercontinentale. E proprio in quelle ore a Buenos Aires Donald Trump e Xi Jinping discutevano sulla guerra dei dazi e decidevano una tregua di 90 giorni per risolvere il contenzioso. Un’azione distensiva che probabilmente verrà ritrattata, se si pensa che i cinesi considerano l’arresto eccellente come uno schiaffo e un doppio gioco da parte americana.

Secondo molti quotidiani, lo ‘schiaffo’ non si limita a questo: il gigante delle telecomunicazioni cinese è accusato da Washington di “operare per minare gli interessi della sicurezza nazionale degli Stati Uniti”, come ha affermato il senatore repubblicano Ben Sasse. Accuse e sospetti di possibile spionaggio a favore del governo di Pechino che si rincorrono da anni e che Huawei ha sempre negato. Ma intanto la Casa Bianca sta facendo azione di lobby per scoraggiare Paesi alleati dal dotarsi di sistemi di telecomunicazioni Made in China.

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