Paolo Lioy, presidente di Applia ItaliaLa filiera degli elettrodomestici rappresenta l’1% del Pil, con oltre mezzo milione di occupati nella filiera estesa, 114 miliardi di euro di fatturato e 20 miliardi di valore aggiunto. Un vanto del made in Italy: l’Italia è il secondo Paese nella Ue per saldo commerciale nella categoria. Questi i dati riportati da APPLiA Italia al convegno “La Filiera Italiana degli Elettrodomestici per la Competitività e la Transizione Energetica del Paese” organizzato il 12 settembre.
Occorrono incentivi al consumo, ha sollecitato il presidente, Paolo Lioy, ipotizzando un budget di 400 milioni per una platea mirata di 2,5 milioni di famiglie. Più a lungo termine serve una strategia sui distretti, in particolare quello dei piani di cottura, forni e cappe in cui l’Italia è leader.
«Coniugare la sostenibilità e la sopravvivenza dell’industria è necessario ed è una scelta politica che ha a che fare con l’idea di futuro che abbiamo per l’Europa. Dobbiamo definire obiettivi e regole semplici secondo il principio della neutralità tecnologica e prevedere investimenti a supporto, nella cornice del mercato unico europeo. Pensare per singoli Paesi non va più bene», ha detto Lara Ponti, vicepresidente di Confindustria per la Transizione ambientale e gli obiettivi Esg, sottolineando che «l’impianto prevalentemente regolatorio, con una difesa degli interessi nazionali, non sta dando grandi risultati».
Dalla politica, riporta il Sole 24 Ore, è arrivato un segnale di attenzione: Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività produttive della Camera, ha auspicato che nella manovra possa trovare spazio la sua proposta di incentivi all’acquisto di elettrodomestici legati alla classe energetica.
Migliorando le tecnologie, e sostituendo i prodotti, si può arrivare a una riduzione dei consumi energetici annui fino a 14 TWH e delle emissioni di CO2 fino a 4,7 milioni di tonnellate, come è emerso dalla ricerca commissionata alla società Thea. L’efficienza energetica dei prodotti ha generato una riduzione del 50% del consumo in 20 anni.
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