La parola ‘provvisorio’ associata alla notizia del ‘via libera’ inglese alla fusione Whirlpool Emea – Arçelik può suscitare perplessità. I proponenti possono stappare lo champagne o no? Spolier: la risposta è ‘sì’. Di fatto tutti i dati raccolti dalla Antitrust inglese fanno pensare che l’operazione non ridurrà la scelta del consumatore inglese. La CMA semplicemente comunica che questo è il suo orientamento e sfida chi ha un opinione diversa a presentare dei dati che la convincano del contrario. Un po’ come accadeva una volta nei matrimoni “Se qualcuno è a conoscenza di qualche motivo per cui questa coppia non dovrebbe essere unita col sacro vincolo del matrimonio, parli ora o taccia per sempre”.
Dopo l’ok dell’antitrust europeo, le perplessità sollevate dalla Competition and Markets Authority inglese erano l’ultimo ostacolo alla operazione annunciata lo scorso anno che avrebbe (anzi ‘ha’) ceduto stabilimenti, uffici, reti commerciali e brand di Whirlpool Emea a una new company, Beko Europè partecipata a stragrande maggioranza da Arçelik.
Un comunicato della antitrust inglese afferma che l’operazione ha avuto il ‘provisional go ahead’ sollevando alcune perplessità. Cosa significa esattamente? Per capirlo bisogna esaminare il processo decisionale seguito dalla CMA. Ogni operazione di rilievo deve essere segnalata alla Authority. Questa può dare la sua approvazione in tempi rapidi oppure, come è stato nel caso di Whirlpool, iniziare una istruttoria più approfondita. Se dall’istruttoria emergono rischi per la libertà di scelta del consumatore può bocciare l’operazione o chiedere a una giuria di esperti esterni di approfondire la questione. In questa fase i proponenti devono portare ogni sorta di prova a difesa della loro operazione.
Insomma all’inizio del lavoro la giuria ha il compito di valutare se le perplessità della authority sono fondate. L’orientamento è quindi negativo: “perché mai dovremmo approvarlo?” chiede in pratica la Commission agli esperti esterni.
Il comunicato dell’ 8 febbraio mostra che l’orientamento si è rovesciato: “Perché no?” si chiede la giuria esterna. A questo punto l’onere della prova è sostenuto dagli oppositori del progetto (potrebbero essere brand concorrenti, retailer, associazioni di consumatori) che hanno tempo fino al 29 febbraio per rovesciare la opinione della giuria. E non è probabile che ci riescano, soprattutto in questa situazione di mercato.
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