Quali sarebbero le ripercussioni economiche per il sistema Paese e sulle aziende del comparto nel caso si realizzi l’ipotizzata reintroduzione dell’obbligo di chiusura dei negozi per 40 domeniche l’anno promossa dai Cinquestelle? Cercando di rispondere a questa domanda, Bain & Company ha realizzato uno studio per Confimprese (pubblicato ieri da Il Sole 24 Ore) da cui emergono dati tutt’altro che confortanti. Nel corso del primo anno del nuovo regime si registrerà un taglio netto di 34 miliardi di euro del fatturato annuo del retail, pari a una flessione del 13% annu su anno. Ancora peggiori saranno le ripercussioni sugli addetti perché le chiusure domenicali e il calo a due cifre dei ricavi creerà i presupposti per circa 90mila esuberi. Si tratta di 70mila lavoratori nel commercio al dettaglio, prevalentemente addetti alla vendita impiegati dalla grande distribuzione e dalle insegne anche quelle minori del commercio moderno, oltre ad altri 10mila persone nell’ambito commercio all’ingrosso. Sui conti delle imprese del settore poi si abbatterà una decisa sforbiciata della profittabilità e la marginalità precipiterà in area negativa. Quindi da un saldo positivo seppure con una marginalità medio/bassa i conti degli imprenditori volgeranno al rosso. Da qui la necessità di chiudere i punti di vendita marginali.
Se le conseguenze delle chiusure domenicali colpiranno in maniera più dura le catene che non riusciranno a recuperare il fatturato perso nemmeno quando il provvedimento sarà a regime
Secondo il quotidiano, in questo clima di pesante incertezza molte catene del commercio stanno rivedendo al ribasso i piani d’investimento per i prossimi anni. C’è chi l’ha già fatto e altre insegne addirittura ha stoppato i programmi di nuove aperture non solo nei centri commerciali ma anche nelle vie dello shopping dei centri storici considerando l’alto livello di incertezza che penalizza la propensione ai consumi delle famiglie.
© RIPRODUZIONE RISERVATAIn caso di citazione si prega di citare e linkare uptradebiz.it