Dalle schede elettroniche 200 chili all’anno di metalli preziosi

Iren avvia il primo impianto italiano per il recupero dei metalli strategici contenuti nell'hardware
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Il Gruppo Iren ha inaugurato in Toscana, a Terranuova Bracciolini (Arezzo), il primo impianto per il trattamento delle schede elettroniche, da cui verranno recuperati metalli preziosi quali oro, argento, palladio e rame attraverso un processo di disassemblaggio meccanico e trattamento idrometallurgico. Un unicum in Italia, di questo tipo, riferisce Il Sole 24 Ore.
L’impianto, per un investimento di 5 milioni di euro, si estende su 2.400 mq, ha una capacità di trattamento di oltre 300 tonnellate di schede elettroniche all’anno, per un’estrazione media minima settimanale di circa 1 kg di oro, 2 kg di argento, 0,5 kg di palladio, 500 kg di rame metallico puro e 6-700 kg di rame in polvere, arrivando quindi a quasi 200 kg di metalli preziosi e 57 tonnellate di rame all’anno.
Su 100 chiloi di apparecchi elettronici venduti, solo il 30% è immesso nel circuito Raee: un dato in calo e lontano dal target europeo del 65%.

Fino a oggi il riciclo delle schede elettroniche poteva avvenire solo all’estero. Saranno favorite sinergie con il distretto orafo aretino, che potrà utilizzare le materie recuperate senza alcuna ulteriore lavorazione.

L’impianto utilizza tecnologie della torinese Osai Green Tech, che ha sviluppato sistemi automatizzati di separazione termo-meccanica, la prima fase del processo di trattamento, in cui le schede elettroniche vengono riscaldate fino a 220 °C per facilitare il distacco dei vari componenti, poi ulteriormente separati e triturati.

La seconda fase riguarda invece il recupero e l’affinazione dei metalli attraverso passaggi di lisciviazione (leaching) che, con reazioni chimiche con diverse soluzioni acide, permettono di estrarre prima ferro, piombo, stagno, alluminio e rame e poi argento, oro e palladio. Questi ultimi escono in lingotti pronti all’uso. Si stima che il processo riduca sia il consumo energetico che le emissioni di CO2 di almeno tre volte rispetto ai processi estrattivi tradizionali.

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