Con la chiusura della procedura di concordato, avvenuta nell’aprile 2014 e depositata presso il Tribunale di Como un anno e mezzo prima, Polti cavalca questo nuovo periodo con una strategia precisa, raccontata da Francesca Polti, direttore generale.
(…) Avete completamente rinnovato la vostra immagine di brand: nuovo logo e nuovo pay off… Non è rischioso, per un’azienda come la vostra ben radicata nell’immaginario del consumatore medio italiano, cambiare così “pelle”?
Diciamo che il passo più difficile è stato quello di convincere al cambiamento mio padre (Franco Polti, fondatore della società,
Questa è stata la spinta che vi ha convinto ad abbracciare questo cambiamento?
Direi di si. La necessità di rendere un marchio storico più moderno e al passo con i tempi è stato il fattore scatenante. Oltre al fatto di individuare un pay off, Natural Home Feeling, più in linea con i nostri valori, con la nostra mission e con la nostra vision.
Il vostro modello Unico, in questo momento, sta aprendo la strada a tutti gli effetti a un nuovo segmento di mercato del floor care. Quali sono i risultati raggiunti sino a ora da questo apparecchio?
Dal punto di vista del sell in, abbiamo sfiorato i 20 mila pezzi sommando Italia, Francia e Spagna. Ci eravamo prefissati un sell out che si attestasse intorno al 50% e abbiamo raggiunto il 55%-60% per alcuni modelli della gamma Unico, andando ben oltre le aspettative (…). Unico resta un prodotto su cui vogliamo investire tanto, completamente made in Italy, un fattore importante se consideriamo quello che sta succedendo in Cina, il cambio euro-dollaro sfavorevole e la situazione economica in generale. Il fatto di puntare su un prodotto italiano permette di essere competitivi in questo momento.
Perché?
Fermo restando che anche noi compriamo in Cina ed è ovvio che il cambio euro-dollaro abbia penalizzato Polti così come tutta l’industria del piccolo elettrodomestico, resta il fatto che la nostra azienda è una perla molto rara del settore, rimasta convinta della bontà della scelta di produrre in Italia senza delocalizzare. Anzi, sempre più stiamo riportando la produzione nel Bel Paese e, tra i lanci che avverranno a settembre, presentati alla prossima IFA di Berlino, ci saranno nuovi apparecchi completamente made in Italy (…).
Che cosa manca affichè tutta l’industria torni a produrre in Italia?
Viene da rispondere che manca l’industria, siamo rimasti in pochi, e dopo l’acquisizione di Indesit da parte di Whirlpool, il sistema industriale italiano saluta un’altra gran parte della fetta. Se ci fossero aiuti da parte del Governo, se si arrivasse a prendere accordi prima che le aziende si trovino nelle condizioni di dovere licenziare, forse molti riprenderebbero a produrre nel nostro Paese, a dare lavoro e a fare vivere l’indotto che dà, a sua volta, lavoro (…).
L’intervista completa sul numero di luglio/agosto di Trade Bianco attualmente in distribuzione.
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