Più ristorazione ma meno vendite nei Centri commerciali

Il presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali Roberto Zoia spiega come il retail Eldom può seguire l'evoluzione della clientela
Roberto ZoiaRoberto Zoia Presidente del CNCC

Questo contenuto è estratto dall’articolo apparso sul numero di Giugno-Luglio di Uptrade.

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Prima la buona notizia: gli italiani continuano a frequentare i Centri commerciali. Stando al rapporto redatto dall’Osservatorio Cncc, a cui partecipano 300 strutture, a febbraio scorso gli acquisti di beni e servizi sono aumentati del 2,4% rispetto al febbraio 2023 e la pedonabilità è aumentata del +4,7%. Questo risultato porta il totale dei primi due mesi del 2024 a +2,1%, rafforzando il trend positivo di più lungo termine che registra un incremento del 5% negli ultimi 12 mesi (marzo 2023-febbraio 2024) rispetto ai 12 mesi precedenti (marzo 2022-febbraio 2023).

Ora quella cattiva: negli shopping center crescono i servizi mentre perdono quota gli acquisti: le categorie che hanno registrato le migliori performance nei primi due mesi del 2024, rispetto al 2023, sono la Cura Persona e Salute (+9,3%), le attività di servizi (+3,6%) e la Ristorazione (+2,7%). Quasi stabile l’Abbigliamento (-0,7%), mentre sono in calo la Cultura, tempo libero e regali -4,3%, i Beni per la casa (-2,5%) e soprattutto l’Elettronica di consumo (-7,6%).

Oggi la clientela del centro commerciale cerca soprattutto esperienze”, spiega Roberto Zoia, presidente del Consiglio Nazionale dei Centri commerciali (Cncc), l’Associazione di categoria che cura l’Osservatorio Cncc insieme a EY, “questo è un trend che si è avviato nel 2023 e si sta consolidando nel 2024. La ristorazione continua a crescere con performance molto positive in termini di fatturato e di superci afttate. I cinema sono ancora un po’ indietro, ma se la programmazione è valida, abbiamo visto numeri di ingressi davvero interessanti”.

Come avviene da tempo all’estero, gli shopping center si stanno posizionando sempre di più come nuova ‘piazza del Paese’, un luogo di incontro e intrattenimento. “È un processo di cambiamento che era già in corso prima dei lockdown e che i gestori di Centri commerciali avevano previsto dal 2017-2018, sia disegnando le strutture più recenti, sia modicando quelle esistenti. La componente ‘àncora’ dell’ipermercato si è via via ridotta, lasciando spazio a grandi superfici specializzate in elettronica, sport e abbigliamento sia a ristorazione e leisure” nota Zoia.

Questa tendenza si rileva sia nei Centri commerciali creati nel perimetro delle città o nelle sue immediate vicinanze, sia in quelli nati in località più periferiche ma baricentriche rispetto al loro bacino di utenza. “Conosco molto bene la realtà delle medie città”, nota Zoia il quale è anche Amministratore delegato di Gruppo IGD che possiede e gestisce una serie di strutture prevalentemente in Emilia Romagna e Centro Italia, “in queste zone i retailer preferiscono aprire nei Centri commerciali piuttosto che nei centri storici delle città, perché è in queste strutture che generalmente si recano i consumatori generando traffico”.

Chi progetta e gestisce un Centro commerciale, secondo il presidente del Cncc, non deve tanto gareggiare per ottenere la massima dimensione assoluta, quanto nel capire e intercettare, anzi anticipare, le esigenze delle persone che vivono nel suo bacino di utenza. “Il più grande dei Centri commerciali di IGD a Ravenna, per esempio, ha una dimensione che è molto inferiore rispetto agli Shopping center aperti negli ultimi anni nell’area milanese, ma è perfettamente adeguato alle esigenze dei consumatori che, infatti, lo frequentano per fare la spesa della settimana o per lo shopping”, spiega Zoia. Resta il problema di attirare i consumatori all’interno delle grandi superci specializzate presenti nei Centri commerciali. 

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