Non dovresti avere paura di nessuno quando la tua capitalizzazione di Borsa è cresciuta quattro volte in un anno, superando di slancio i 2100 milioni di dollari e l’unico tuo problema è produrre tutti i chip che il mondo ti richiede senza badare al prezzo.
Ma nel mondo dei microprocessori ‘only the paranoids survive’ come scrisse il CEO di Intel Andy Grove ed è bene guardarsi alle spalle. E alle sue spalle Nvidia, il primo produttore di microprocessori per valore di Borsa, vede un solo concorrente: Huawei Technologies, stando a un informato articolo apparso sul South China Morning Post.
Come? Ma Huawei non era stata colpita da successive ondate di sanzioni, sempre più precise nel tempo, che avrebbero dovuto sbarrarle l’accesso a ogni tecnologia americana prima e occidentale poi? Si, proprio lei.
Le sanzioni hanno dato un duro colpo alle vendite di smartphone (anche se con Mate60 Huawei sta riprendendo a scalare le classifiche di vendita nel settore). Certo: da tempo né Huawei né alcuna azienda cinese può acquistare le graphics processing units, le schede grafiche avanzate che Nvidia aveva iniziato a produrre per l’industria del gaming e che si sono rivelate di gran lunga le più adatte per le massicce esigenze logiche delle server farm e dell’intelligenza artificiale.
E da (non molte) settimane Huawei non può nemmeno più importare le macchine litografiche europee di ASML che producono i chip migliori. Ma ciononostante, un po’ perché le sanzioni iniziali, quelle della amministrazione Trump per intendersi, erano piene di ‘buchi’, un po’ perché qualcuno le ha eluse, e soprattutto grazie al gigantesco investimento di risorse dello Stato cinese… ecco che Huawei è arrivata sul mercato con un microprocessore, Huawei Ascend 910B già disponibile per ogni azienda cinese, considerato da diversi esperti allo stesso livello dell’ A100 con il quale Nvidia popola i data center votati alla Intelligenza Artificiale.
Il 910B rappresenta un salto di qualità rispetto all’Ascend 910 messo sul mercato da Huawei nel 2019 tre mesi dopo la pubblicazione della blacklist americana. Il microprocessore è prodotto dalla prima fonderia cinese: la Semiconductor Manufacturing International Corp (SMIC) con un processo a 7 nanometri.
La sorprendente resilienza di Huawei è divenuta palese lo scorso agosto quando Huawei ha presentato Mate60 Pro un top di gamma 5G che ha istantaneamente portato Huawei al primo posto nelle consegne di smartphone in Cina, erodendo perfino la presa di Apple sul mercato. Molti si sono chiesti come abbia fatto SMIC a produrre il processore Kirin 9000 che è il cuore di Mate60 nonostante il ban americano.
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