Secondo quanto riportato da un’ultima ora de La Repubblica, le Fiamme Gialle e la procura di Monza titolare dell’indagine che ha portato a 19 arresti (8 persone in carcere e 11 ai domiciliari) per l’operazione “Schermi piatti” avrebbero ricostruito che i cervelli dell’organizzazione sarebbero tre imprenditori: Renato Ventura, distributore e grossista e titolare titolare della società Cantale spa di Pontecurone in provincia di Alessandria (società con un fatturato di 30 milioni di euro all’anno), un imprenditore bulgaro (Nikolaj Ivanov Kitov) e un imprenditore romano residente nel Principato di Monaco. Nulla di più è trapelato su questo terzo imprenditore. Confermato che secondo la Guardia di Finanza la Cantale spa acquistava dalla società bulgara i prodotti che faceva consegnare in un magazzino a Desio e vicino alla Capitale. A seguire con il classico meccanismo della ‘pulizia dell’iva’ una serie di società ‘cartiere’ emettevano fatture false producendo fatture per la compravendite da parte di società straniere evitando così i pagamenti dell’Iva per circa 70 milioni di euro in soli due anni. I prodotti venivano in realtà venduti a prezzi decisamente concorrenziali dalla Cantale a retailer noti ignari della truffa. Tra le insegne citate da La Repubblica infatti ci sono insegne leader sia del mondo food sia del canale technical.
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