La risposta di Google alla multa record dell’UE

Era arrivata a luglio l’ufficialità della multa comminata a Google: 4,3 miliardi di euro per la posizione dominante nel mercato Android. Ebbene, oggi il motore di ricerca si adegua alle richieste, annunciando che il browser Chrome e Google Search saranno facoltativi per i produttori Android in Europa. Gli altri servizi (Maps, Gmail e YouTube) resteranno obbligatori per poter integrare il Play Store, ma verranno offerti ai produttori su licenza a pagamento.

Dal 29 aprile i produttori Android (per i dispositivi commercializzati nell’area economica europea) potranno scegliere tra tre diverse proposte a cui aderire: optare per Android in versione open-source, gratuito e libero, senza il Play Store; scegliere il ‘pacchetto base’ che include oltre al Play Store anche Gmail, YouTube e Maps, per esempio, pagando il costo della licenza; infine mantenere l’attuale offerta, ossia pre-installare tutti i principali servizi di Google, compresi Chrome e Search. In quest’ultimo caso Chrome e Search saranno aggiunti senza costi aggiuntivi.

Per Google introdurre il pagamento è la conseguenza del fatto che “preinstallare Google Search e Chrome insieme alle nostre altre applicazioni ci ha aiutato a finanziare lo sviluppo e la distribuzione libera di Android”. Escluderli dall’offerta obbligatoria, secondo l’azienda, significherà una perdita di soldi e da qui la necessità di imporre un pagamento.

Il prezzo da pagare, però, sarà a carico dell’utenza, se si considera che esattamente come Google ha pensato di imporre il pagamento del “pacchetto base” di Android per bilanciare l’assenza di Chrome e del motore di ricerca, anche i produttori hardware dovranno compensare alzando il prezzo di listino dei propri dispositivi commercializzati nel Vecchio Continente.

La liberà di Android non è gratuita, questo è evidente, così come non lo è il compromesso ‘imposto’ dalla Big G per garantire maggior libertà di scelta ai produttori di hardware, esattamente come richiesta dall’UE.