Negli scacchi l’arrocco è una mossa preventiva che consente di difendere il Re dagli attacchi. Quello che sta avvenendo in questi mesi nel settore dei microprocessori è appunto un ‘grande arrocco’ e al posto del Re ci sono le catene di fornitura dei microprocessori: i centri R&D che li disegnano, le ‘fonderie’ che li producono e le aziende che costruiscono le macchine litografiche necessarie.
In questa veloce ‘deglobalizzazione’ gli Usa hanno fatto il primo passo, impedendo alle aziende cinesi di accedere dapprima ai microprocessori e poi (un po’ troppo tardi) alle tecnologie litografiche americane ed europee. Il secondo passo è in corso: Zio Sam finanzia quasi al 50% chiunque voglia costruire negli Usa fabbriche di microprocessori e chip di memoria. L’obiettivo è ridurre la dipendenza strategica dell’America dalla produzione cinese.
E la Cina? All’inizio ha cercato di inserirsi nelle maglie dapprima molto larghe della regolamentazione, poi ha promosso gli investimenti dei suoi campioni nazionali: SMIC che ha aumentato la capacità produttiva ma rimane molto indietro in termini di capacità tecnologica. Fatica a produrre chip da 7 nanometri quando a Taiwan ormai è normale fabbricare chip da 4 nanometri (minore lo spessore dei fili, maggiore la capacità logica a parità di superficie e il consumo di energia).
Huawei che in una prima fase è riuscita a sfuggire ai controlli americani e si presenta oggi con una linea di smartphone pari per prestazioni ai flagship di Samsung e di Apple, si sta muovendo ancora più velocemente. Non può aspettare che SMIC e i suoi fornitori raggiungano le tecnologie più avanzate.
Huawei investe in R&D quasi un quarto del suo fatturato: 164 miliardi di yuan (21 miliardi di euro) nel 2023. In pratica da sola investe quanto tutte le imprese italiane insieme.
In questi mesi, ricorda Nikkei, Huawei sta completando nel distretto di QuingPu fuori Shanghai un secondo centro ricerche costato 1,6 miliardi di dollari dedicato solo ai microprocessori nel quale lavoreranno a regime 35 mila ricercatori con l’obiettivo di disegnare nuove generazioni di microprocessori e soprattutto di costruire da zero macchine litografiche di qualità. Il principale produttore cinese, Naura pur avendo quadruplicato la produzione non sta dietro alla domanda. L’obiettivo è una qualità pari a quelle della olandese ASML impiegate a Taiwan, in Corea e negli Usa. Secondo Nikkei Huawei sta assumendo dipendenti di produttori di macchine litografiche come Applied Materials, Lam Research, KLA e ASML e di chipmakers quali TSMC, Intel e Micron offrendo loro un raddoppio dello stipendio.
La domanda non manca anche perché il governo cinese si è dato l’obiettivo di sostituire entro quattro anni i microprocessori e i sistemi operativi occidentali in tutti i server, Pc e tablet utilizzati dal governo centrale e locale.
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