La Direttiva Ue 2024/1799, che promuove il diritto alla riparazione dei beni di consumo sta muovendo i passi per il recepimento in Italia. Il Consiglio dei ministri ha deciso di stendere un disegno di legge che dovrà essere approvato in Parlamento per entrare in vigore fra un anno: il 1 agosto 2026.
La legge dovrà riprendere la normativa votata in sede europea ma dobvrà definire le sanzioni e creare un sistema di vigilanza e controllo. Su questo passaggio veglia Davide Rossi, direttore generale di Aires (Associazione Italiana Retailers Elettrodomestici Specializzati) e di EuCer Council, l’Associazione dei retailer dell’elettronica di consumo in Europa, «Speriamo in un decreto chiaro, che vada a toccare i prezzi delle riparazioni e gli incentivi», ha detto Rossi al Sole 24 ore, “I prezzi delle parti di ricambio devono essere calmierati con una marginalità ragionevole. Inoltre, serve la piena disponibilità dei manuali tecnici e la possibilità di produrre alcune componenti non brevettate con stampanti 3D».
Determinante anche il tema della formazione e degli incentivi: «Speriamo in un’esenzione Iva almeno sul costo del lavoro della riparazione, sarebbe un aiuto concreto per gli operatori e per il rilancio del settore».
L’obiettivo, per Rossi, è duplice: favorire il settore e creare occupazione. «Il mercato della riparazione e dell’usato può creare posti di lavoro stabili, anche nelle aree depresse e rurali», rimarca, facendo notare come a Vienna sia già attivo un incentivo statale fino a 200 euro per la riparazione di oggetti elettronici.
«Siamo in contatto sia con il Mimit sia con alcuni parlamentari europei, perché vorremmo che il Parlamento si pronunciasse nuovamente sulla direttiva con una risoluzione più chiara (per esempio sulla definizione di “ragionevole” per il costo delle riparazioni e del lavoro), efficace e realmente utile per lanciare il settore».
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