Far pagare il canone anche a chi segue la tv solo su dispositivi multimediali, come smartphone o tablet. È una delle quattro proposte indicate ieri in commissione di Vigilanza dall’amministratore delegato Carlo Fuortes, per invertire la rotta sui conti dell’azienda. Lo riporta la Repubblica. La situazione economica della Rai vede con un perimetro aziendale “enormemente a rischio”, come indicato dallo stesso Fuortes.
LE QUATTRO PROPOSTE
Il pagamento del canone anche a chi usa solo dispositivi multimediali anche mobili è una delle proposte messe in campo dall’ad. Fuortes l’ha motivata col fatto che sono sempre più gli italiani a fruire dei contenuti tv in questo modo (la stessa app RaiPlay incoraggia la visione in mobilità), non pagando così il canone previsto se non in possesso di un televisore. Per dare certezze economiche all’azienda, Fuortes ha inoltre proposto la cancellazione integrale della tassa di concessione governativa sul canone delle famiglie; affollamenti pubblicitari più alti dal 2022 (circa l’8% per singola fascia, e la garanzia di questa modifica) e la restituzione dei 110 milioni di euro destinati oggi al Fondo per il pluralismo.
I NUMERI
Dal 2008 al 2020 i ricavi Rai si sono ridotti di oltre 702 milioni di euro: una flessione del 22%, dovuta in larga parte alla flessione delle entrate pubblicitarie (609,8 milioni). La concorrenza delle tv via internet, dei social network, dei nuovi canali free del digitale terrestre e la crisi economica in cui l’Italia vive dal 2008 sono tra le cause della flessione. E la rotta rischia di restare tale anche a causa dell’ulteriore riduzione degli spazi pubblicitari prevista dal nuovo Codice europeo delle comunicazioni (Tusmar). Le nuove quote porteranno a una riduzione dei ricavi di 50 milioni nel 2022 fino a -130 milioni nel 2023. In calo anche i ricavi da canone, -13,1 milioni di euro l’anno dal 2012, per una cifra tra le più basse d’Europa, 90 euro rispetto ai 312 della Svizzera o i 220 della Germania. E ancora, Rai non recupera l’intero ammontare del canone: nel 2014 fu decisa dal governo una trattenuta una tantum di 144 milioni, diventata poi una trattenuta permanente del 5% dal 2015 (circa 84 milioni l’anno). Questo ha comportato per Rai trattenute complessive pari a 1,2 miliardi tra il 2013 e il 2020, cui si aggiungono altri 1,2 miliardi di trattenute per la tassa di concessione governativa sul canone e l’Iva. Troppo contenuto, secondo Fuortes, il recupero delle entrate previsto dalla legge 178 del 2020, che si tradurrà in 60 milioni nel 2021 e 75 milioni nel 2022.
I TAGLI
Secondo Fuortes, Rai ha cercato di risparmiare su più fronti: dalla chiusura di diverse controllate (come RaiSat, Rai Click), alla riduzione del costo unitario dei programmi, la riorganizzazione del palinsesto e la rinuncia all’acquisto dei diritti di diversi eventi sportivi. Dal 2008 e il 2020 i costi esterni si sono ridotti di 775,3 milioni, ma sembrerebbe impossibile effettuare ulteriori tagli a fronte anche di investimenti chiesti dallo Stato (come l’adattamento delle reti dei ripetitori ai nuovi standard di trasmissione). Anche se gli ultimi tre bilanci sono stati chiusi in pareggio, per l’anno si prevede una posizione finanziaria netta a -523,4 milioni: un indebitamento dovuto alla necessità di investimenti senza risorse certe. L’azienda, inoltre, non è in grado di produrre “flussi di cassa positivi”.
© RIPRODUZIONE RISERVATAIn caso di citazione si prega di citare e linkare uptradebiz.it