Beko, Electrolux, Haier: i Ged vengono al pettine

Le strade intraprese da Beko Europe, Electrolux e Haier per far fronte alla ristrutturazione del settore appaiono diverse
La linea di produzione sopraelevata che caratterizzava lo stabilimento ex Candy a Brugherio

I produttori europei che 10 anni fa consegnavano 49 milioni di pezzi ‘bianchi’ e avevano il 67% del mercato oggi ne fabbricano 40 milioni con una quota del 53%. Nove milioni di pezzi in meno. E i player asiatici hanno venduto esattamente 9 milioni di pezzi in più.    

I produttori extraeuropei non hanno dalla loro solo un costo del lavoro più basso, ma soprattutto economie di scala ed efficienze operative crescenti. Crescono anche sotto il profilo qualitativo – come era successo prima con il Made in Japan e poi con il Made in Korea – proponendo prodotti di primo livello sotto il profilo tecnologico e perfino del design. Dal ‘primo prezzo’ i brand asiatici e dell’Est-Europa si dirigono, se non proprio nella fascia alta del mercato, verso quella fascia di ‘affordable premium’ che pare più promettente sotto il profilo delle vendite e dei margini colpendo così la fascia di mercato intermedia nella quale si concentrano i brand che producono in Italia. 

La debolezza nella domanda europea di grandi elettrodomestici nel 2023 e 2024 ha dato il colpo di grazia e ora le multinazionali, che negli ultimi decenni del secolo scorso avevano sostituito gli Zanussi, gli Zoppas, i Merloni e i Borghi, gettano la spugna ed escono dal mercato, come ha fatto Whirlpool, o iniziano a chiudere o a ridurre le loro attività produttive in Italia, cogliendo l’occasione anche per razionalizzare le attività terziarie.  

Il Governo – che ha pochi strumenti di politica industriale – ha risposto con un segno di buona volontà, il Bonus Elettrodomestici, che potrebbe incentivare 500 mila sostituzioni di vecchie lavatrici, frigoriferi, congelatori e lavastoviglie con modelli Made in Europe e a basso consumo energetico.  

 Haier: passaggio soft dalla produzione alla logistica 

Delle tre riconversioni in atto in Italia, quella di Haier Europe è l’unica conclusa, tutto sommato, con il minor danno occupazionale. La storica fabbrica voluta dai fratelli Fumagalli a Brugherio (quella con le ‘lavatrici volanti’ che scorrevano alte sulle teste degli operai) cesserà la produzione al 30 giugno e al suo posto sorgerà il nuovo Haier Europe Service Hub, il centro logistico-strategico dedicato alla distribuzione dei ricambi e al servizio dei mercati in Europa. Sono previsti investimenti tra i 6 e i 9 milioni di euro per la riconversione del sito. In particolare, il progetto prevede il consolidamento a Brugherio delle attività logistiche, tra cui la ricezione, lo stoccaggio, il confezionamento e la spedizione. Il sito rivestirà un ruolo cruciale nell’impegno di Haier Europe verso la sostenibilità ambientale, anche attraverso la produzione e preparazione dei kit, il ricondizionamento e la rilavorazione di elettrodomestici. Alla fine dell’operazione 110 dei 160 operai occupati a Brugherio rimarranno dipendenti del gruppo. Per gli altri sono previste transizioni ‘soft’.  

 

Beko Europe: si profila una lunga trattativa  

Più complessa la situazione di Beko Europe che ha acquisito numerosi impianti ex Whirlpool in Italia. Sicuramente il Ceo Racip Balcioglu e i suoi collaboratori vogliono evitare situazioni di prolungato e aspro confronto come quella che aveva caratterizzato la chiusura degli impianti Whirlpool di Napoli. D’altra parte, la situazione è chiara. Gli impianti lavorano mediamente al 38% della loro capacità e complessivamente perdono mezzo milione di euro per ogni giorno, sabati e domeniche compresi. Dopo una attenta analisi industriale di ogni linea, gli esperti di Beko Europe hanno presentato un piano di ristrutturazione molto aggressivo che prevede entro il 2025 la chiusura degli stabilimenti di Siena, dove vengono prodotti congelatori, e di Comunanza (Ascoli Piceno), da cui escono le lavatrici, oltre a un ridimensionamento della produzione di frigo a Cassinetta (Varese) per complessive 1157 ‘ridondanze’.  

A questo si aggiunge l’‘adeguamento’ delle funzioni centrali a Milano e Fabriano. Il piano presentato da Beko Europe parla di 678 licenziamenti nei ruoli operativi e commerciali coinvolti nella fusione delle aziende legacy, nonché i team di R&D a Cassinetta di Biandronno, Milano e Fabriano. 

In grande sintesi, nel mondo Beko Europe (e forse nel complesso delle attività di Arçelik) l’Italia rimarrà un centro decisionale chiave per quel che riguarda la cottura: comprese R&D e progettazione.  Beko Europe lancerà una nuova serie di prodotti da incasso nei prossimi anni, tra cui microonde, forni e piani cottura a induzione per coprire la gamma base e premium nei suoi stabilimenti di Melano (AN) e Cassinetta di Biandronno (VA).  

La reazione dei sindacati, affiancati da Enti locali e partiti della maggioranza e dell’opposizione, è stata molto forte. Nel quarto incontro fra Azienda, Sindacati e Governo tenuto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy a fine gennaio, il Ceo di Beko Europe pare aver previsto qualche concessione, almeno a parole, perché nel comunicato emesso dall’azienda non c’è traccia di ripensamenti sostanziali. Si parla di investimenti per 110 milioni di euro spalmati su diversi anni e la cifra comprende soprattutto “nuovi prodotti, nell’innovazione dei processi produttivi, attraverso robotica, automazione della logistica interna e digitalizzazione”. 

La chiusura dello stabilimento di Siena potrebbe essere rimandata di qualche mese; a Cassinetta si potrebbe riconvertire parte dei dipendenti a rischio ma a febbraio la posizione di Beko Europe sembrava sostanzialmente immutata. 

 

Electrolux: utilizzo attento degli ammortizzatori sociali 

Electrolux, che pure è in difficoltà a livello corporate, negli ultimi mesi della direzione di Jonas Samuelson ha puntato in Italia soprattutto su un uso intensivo tattico della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà, cercando di evitare quelle misure drastiche come la chiusura di interi stabilimenti che pure ha messo in atto in Ungheria. Bisogna capire se il nuovo Ceo Yannick Fierling che conosce molto bene la situazione italiana avendo guidato da Milano Haier Europe e Whirlpool Emea e, nonostante le sue origini francesi, ha una cultura più americana – intenderà mantenere questa strategia. 

D’altra parte, nelle ultime settimane non sono mancati sospiri di sollievo. Le produzioni affidate agli stabilimenti di Susegana, Porcia, Forlì e Solaro hanno registrato una inattesa ripresa delle vendite.  

Rimandato l’avvio dei contratti di solidarietà a Forlì, Porcia e Solaro mentre a Susegana le HR iniziano a compilare dopo molto tempo decine di contratti di lavoro, (forse addirittura 50) ancorché a termine, per far fronte alla domanda di frigo da incasso. Susegana è, dal punto di vista tecnologico, il fiore all’occhiello di Electrolux con le nuove linee Genesi super automatizzate una delle quali in queste settimane porterà in Italia la produzione di frigo da incasso di fascia media.  

Electrolux, che ha una tradizione attenta alle relazioni sindacali, sa di confrontarsi con un mondo politico, in particolare in Friuli e Veneto, che è schierato con forza al loro fianco anche perché le chiusure e lo spostamento altrove delle attività produttive danneggerebbero l’importante indotto che si era creato fin dai tempi degli Zanussi e degli Zoppas. 

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