In un articolo comparso sul Corriere Economia il giornalista Federico Fubini ha cercato di fare i conti in tasca ad Amazon, se non nel nostro Paese almeno a livello europeo. Per fare questo ha dato “Un’occhiata al «credit report» su un’azienda con una piccola sede in una viuzza secondaria di Città del Lussemburgo, in base alle informazioni del Cerved”. L’analisi del report, che raccoglie i fatturati delle vendite al dettaglio di Amazon nei cinque più grandi Paesi europei (Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Spagna), ha fatto emergere come il colosso dell’eCommerce abbia inanellato una crescita costante di fatturato nel Vecchio Continente. Infatti nel 2006 l’azienda di Bezos registrava vendite annue per poco meno di due miliardi di euro per arrivare ai quasi 25 miliardi del 2017. E questo è il dato, pur nelle sue dimensioni, forse più scontato. L’aspetto interessante è quello degli utili che, a fronte di una crescita di fatturato, si sono nel tempo deteriorati; in particolare, negli ultimi tre anni il risultato operativo è stato costantemente in passivo tanto da accumulare oltre un miliardo di euro di perdite. Sul fronte degli utili non è andata meglio, sempre a livello europeo Amazon ha registrato una perdita di 876 milioni nel 2017, pur avendo segnato il record di vendite nell’Unione europea. L’articolista cerca di dare una chiave di lettura di questi dati, oltre alla spiegazione fornita da Amazon che giustifica le perdite con i forti investimenti fatti per sviluppare la propria presenza nel Vecchio continente e che solo in Italia hanno creato 3.500 posti di lavoro. A questa, Fubini aggiunge due ulteriori spiegazioni. Innanzitutto il fatto che nel 2017 Amazon è stata condannata dalla Commissione Ue a rimborsare milioni di tasse che la compagnia, a detta di Bruxelles, aveva illegittimamente eluso in Europa (sentenza su cui Amazon ha fatto ricorso) e questo avrebbe spinto il big dell’online a ridurre gli utili operativi per abbattere le tasse a essi legati. La seconda spiegazione, che ispira anche il titolo dell’articolo “Sì, perdo in Europa, ma voi chiudete”, sarebbe da ricercare in una strategia aggressiva del colosso USA che punta a guadagnare quote di mercato ad ogni costo eliminando la concorrenza con prezzi aggressivi e quindi perdite di utili, per poi tornare a un regime “normale” una volta ottenuto l’obiettivo.
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